domenica 24 febbraio 2008

1997 - Artisti a confronto 2 - Gianni ATZENI – Manuela CANDINI – Fabio Alessandro MIRRI

Artisti correlati:
Gianni Atzeni, Manuela Candini, Fabio Alessandro Mirri.

Tre piccole personali a confronto. Gianni Atzeni, Manuela Candini e Fabio Alessandro Mirri misurano la propria opera grafica, proponendo un secondo atto – dopo l'esposizione di Italo Medda e Anna Boschi – delle manifestazioni di via Ada Negri.
Parliamo di grafica in questo caso, ma v'è una continuità in sintesi con il messaggio già proposto precedentemente dai pittori nella prima uscita.
Perché diciamo questo?
In primo luogo per il particolare gusto per il segno che tutti gli artisti summenzionati possiedono. Non una particolare questione tautologica perché i nomi partecipanti dimostrano tutti una spiccata sensibilità pittorica che li porta a travalicare spesso i confini della mera arte incisoria.
Infine vorremo ora trattare, prendendo spunto dall'opera dei tre nuovi espositori, di quella che è l'effettiva importanza dell'esperienza della G28.
Cagliari, si dice, è una città abituata alla grafica, e nonostante il pubblico conosca già un artista come Atzeni, quello che viene qui proposto è qualcosa di veramente inusuale.
Il nuovo viene simultaneamente alla luce con il procedimento visibile – comune a tutti e tre gli autori – del superamento della pratica che vede il torchio tiranno nel determinare l'esito del lavoro, perché in essi è chiaramente riscontrabile un tentativo (riuscito) di dare all'incisione qualcosa di più.
In Atzeni questo si manifesta nella materia, in Mirri nella imitazione della pittura diafana dell'acquerello e del tratto del carboncino; in Manuela Candini nella tecnica mista che comprende la calcografia – in senso stretto e in senso più figurato - , la xilografia e l'impianto materico ottenuto con il collage.
Ma l'analogia (anche se il termine può sembrare riduttivo) insiste inoltre sul piano esplicito dei concetti. Se Atzeni esprime con la matericità una simbologia religiosa fatta di stilemi iconografici mistici, Manuela Candini gioca con le logografie epigrafiche; concrete o stratte, apparentemente significative e/o nello stesso tempo asemantiche. Così come in Mirri v'è la sempiterna riscoperta – o conoscenza – della naturalità delle cose.
Come avviene tutto questo. Innanzitutto con la coscienza materica, di cui abbiamo appena accennato, di Atzeni e della Candini (come non pensare alle porte di Tapies per il primo o alle opere seriali trattate di Alberto Burri per la seconda?). Poi, il percorso insiste e prosegue con il disegno trasposto su lastra di Fabio Alessandro Mirri, con l'eterno rimbalzare di architetture umane, naturali e naturate, tra i quadri esposti.
Ecco perché parlavamo di novità. Perché l'incisione non è vista dagli artisti che espongono alla G28 come la simulazione di un'Arte più seria.
Essa è una prova a se stante, degna di considerazione propria, matura e foriera di significato.
Testo di Massimo Antonio SANNA

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