domenica 1 giugno 2008

2008 BACK STAGE

7 – 30 giugno 2008

Marcello Canu, Luis Condrò, Luigi Corda,Claudio Lorai Meli, Paolo Magnanelli, Franco Siddi

Giugno, il mese degli spettacoli di fine anno scolastico delle scuole di danza. Quel rituale, nato so­lamente per mostrare il livello di preparazione raggiunto, è diventato un momento spettacolare quasi assimilabile all’esibizione di una grande compagnia professionale. Lo scopo di verifica, vissuta gioiosamente dagli allievi, anche i meno dotati, e dai loro familiari, è stato travolto dalla competizione creata tra scuole ed insegnanti alla ricerca dell’effetto ottenibile con una rappresentazione non solo corretta tecnicamente, ma originale, ricca, anzi addirittura sontuosa. E tutto ciò che sta dietro la preparazione del “saggio”, il BACK STAGE appunto, verrà consumato in quei minuti di spettacolo. Mi è sembrato pertanto doveroso, per una volta almeno, invitare ad un attimo di riflessione sulla fatica, il sacrificio, l’impegno che ciascuno mette per ottenere il miglior risultato possibile.

Ringrazio i fotografi Marcello Canu, Luis Condrò, Luigi Corda, Claudio Lorai Meli, Paolo Magnanelli e Franco Siddi per aver aderito con entusiasmo a questo progetto e la scuola Dimensione Danza di Donatella Deidda per la collaborazione.

Sono tempi in cui il “pubblico” ha uno strano rapporto col teatro. Da una parte vi è la gran massa, assolutamente indifferente, forse già appagata dallo spettacolo offerto dalla televisione ( per la quale non si lesinano accuse di bassa qualità ma che tuttavia si subisce quasi passivamente), da un’altra i giovani, i quali, pur seguaci di serial e reality show sullo studio richiesto per affrontare una carriera professionalmente impegnativa, si ribellano davanti alla necessità della ripetitività di una prova e non sembrano cogliere l’indispensabilità di un'accurata analisi e di un'attenta considerazione. Rimane poi una minoranza che richiede un prodotto tecnicamente curato, di una certa profondità di pensiero, che procuri godimento e induca alla riflessione. È forse questa minoranza l’unica che immagina che dietro ogni evento spettacolare vi sia fatica, dispendio di tempo e di energie, anche quando l’ambiente creativo sia divertito, rilassato, affiatato e complice. Perché il lavoro cresce se si crea confronto sui temi del lavoro stesso, e non, come ci mostrano gli esempi televisivi, se l’attenzione maggiore è su rapporti interpersonali improntati a contrapposizioni esasperate, finalizzate al solo raggiungimento di un’audience sempre più alta.

Ed eccolo il BACK STAGE, le prove, i costumi, il trucco, il primo contatto col palcoscenico raccontato dalla sensibilità e dalle diverse esperienze dei 6 fotografi coinvolti in questa operazione, ciascuno con 3 scatti a disposizione: Marcello Canu, Claudio Lorai Meli e Paolo Magnanelli descrivono i preparativi di saggi di scuole di danza, Franco Siddi ci accompagna alle prove della compagnia teatrale Olata , mentre Luigi Corda svela il retroscena di un set cinematografico e Luis Condrò viola i segreti di uno dei templi della danza, il Teatro alla Scala di Milano.

Testo di Assunta Pittaluga



Marcello Canu
Nasce a Sassari nel 1956, vive e lavora a Cagliari come titolare dello studio fotografico GRAF. Dal 1985 ha lavorato per vari studi di ingegneria, di architettura e aziende private e pubbliche. Ha collaborato con Istituti Universitari e case farmaceutiche. Ha prestato la sua opera anche nel campo della pubblicità realizzando cataloghi di mobili e di food.

Insegna fotografia e grafica in corsi di formazione. Collabora con la Soprintendenza di Cagliari ai beni Ambientali e Artistici, con documentazione del patrimonio pubblico dei Beni Culturali della Sardegna; cura inoltre la documentazione fotografica di collezioni d’arte private e la produzione artistica di pittori contemporanei.

Si occupa anche della realizzazione di piccoli documentari video sul territorio regionale. È socio fondatore dell’Associazione culturale Ekate con la quale organizza mostre a carattere storico e divulgativo con gli enti pubblici.

Ha pubblicato in “La corona de Aragòn, El poder y la imagen de la edad media a la edad moderna siglos XII-XVIII” per il Museo di Belle Arti di Valencia, Spagna, 2006; in “Cere, Le anatomie di Clemente Susini dell’Università di Cagliari”, 2007; in “Francesco Pinna, Un pittore del tardo Cinquecento in Sardegna”, 2000; in “Quattro sono meglio di uno, Vicerè di Sardegna nel Settecento”, 2006.




Luis Condro'
Nasce il 3 agosto 1979, a Lima (Perù). Da sempre fotografo per passione, diventa professionista nel 1997, come fotografo nel settore della moda. Dopo essersi formato in Sardegna, continua il suo percorso formativo a Londra e in seguito si trasferisce definitivamente a Milano.
Nel 2005 completa gli studi di Fashion photography presso l’Istituto Europeo di Design e lo stesso anno si distingue presso l’Accademia d’Arti e Mestieri del Teatro alla Scala di Milano, che gli riconosce l’attestato di merito per il suo impegno fotografico. Nel 2006 inizia una collaborazione come coordinatore del team fotografico dei magazines “L’Opera” e “Musical”, che gli da la possibilità di entrare in contatto e ritrarre le maggiori realtà dello spettacolo contemporaneo.
Nello stesso anno intraprende una collaborazione come fotografo per la Twentieth Century Fox e con alcune società di organizzazione di grandi eventi.
Nel 2007, per offrire la possibilità ai giovani fotografi di potersi esprimere attraverso le loro immagini, fonda l’Associazione Fotografia di Scena.



Luigi Corda
Nato a Cagliari nel 1979, diplomato al liceo scientifico, alterna lo studio della fotografia con quello della storia dell’arte.
Dopo alcuni anni alla facoltà di Giurisprudenza passa a quella di Psicologia, background più conforme allo sviluppo di idee artistiche. In seguito comincia a collaborare con riviste di moda, cultura e spettacolo.
Grazie ai contatti con alcuni fotografi di moda come Francesco Licata e Loris Tassinari ha la possibilità di apprendere a Milano il know how specifico nella produzione di servizi fotografici. Successivamente iniziano le collaborazioni con le case di produzione Filmmaster, Buddy Film, Sardegna Cine Location, per le quali realizza fotografie di scena.
Partecipa anche a varie mostre di fotografia fra cui la personale “Strada” al PoliartStudio nel 2002 e la collettiva, che vede insieme fotografi e pittori, “Di segni & di sogni” nel 2004 alla G28 di Cagliari, con immagini sperimentali più vicine all'arte pittorica che a quella fotografica.
Nel 2007 vince il concorso il Red Bull My Peakture. Attualmente lavora tra i set e i reportage.




Claudio Lorai Meli
Nasce a Roma nel 1974. Nel ‘93 si diploma presso il Liceo Scentifico “Michelangelo” di Cagliari. Inizia l’apprendistato presso “Fotostudiolabor”, specializzato nel B/N e gigantografie per Mostre.
Sin dall’esordio della fotografia digitale segue tutto il processo di produzione, maturando una specifica capacità professionale attenta ai minimi dettagli. Scopre un particolare interesse per il mondo della danza e del cinema.
Dal 2005 ha l’opportunità di fotografare diversi spettacoli dei Corsi di Danza di Assunta Pittaluga presso il Teatro Lirico, il Conservatorio di Musica, il Teatro Alfieri di Cagliari.
Appassionato anche di Cinema viene incaricato due volte come direttore della fotografia in “Trasgressione” di A. Mura e “Io Clown” di S. Asta e, come fotografo di scena, in “Cuore di mamma” di E. Cau e M.Gallus (Primo premio Festival di Corallo).
Fra i servizi fotografici: Eventi e Weddings c/o Forte Village (7 anni Worlds leading Resort), Creazione di immagine Total-Look, medaglia d’Argento in Trend Vision Award, 2007, per conto “Glamour”, Quartu.
Nel gennaio del 2008 la sua prima pubblicazione su “Visto” (Mondadori) e nel Marzo 2008 inizia anche una collaborazione con la Olycom.



Paolo Magnanelli

Milanese di nascita ma sardo d’adozione vive e lavora a Cagliari. Scopre la fotografia molto presto grazie al padre, fotografo amatoriale e collezionista di macchine fotografiche d’epoca, che gli trasmette la curiosità e l’amore per la fotografia, premesse che diventeranno negli anni successivi passione e lavoro.
Da 30 anni fotografa e documenta i momenti istituzionali, culturali, sociali per l’Ufficio Stampa della Regione Sardegna.
Questa occasione è la prima partecipazione ufficiale ad una manifestazione espositiva che oltrepassa i confini del suo abituale ambito professionale, ma che soddisfa anche una sua forte esigenza di esplorare ulteriori forme di comunicazione.




Franco Siddi
Nasce a Selargius nel 1951. Da oltre trent’anni fa parte, in qualità di attore, della Cooperativa “Tetro Olata”, gruppo storico del teatro etnico in Sardegna, sulla cui attività ha realizzato una preziosa documentazione fotografica.
Teatro, fotografia e archeologia sono le sue più grandi passioni. La fotografia l’ha incontrata “per caso”, tanto tempo fa, esattamente nel 1971, nel posto di lavoro, uno dei più prestigioso negozi di ottica della città, la ditta Cosentino che, in un apposito spazio espositivo, oggi “Spazio Zoom” di Salmoiraghi & Viganò, amava organizzare mostre fotografiche sulla città di Cagliari e dove, ancora oggi, si può apprezzare una interessante mostra permanente di macchine fotografiche d’epoca.
Questa esperienza lavorativa gli ha consentito di conoscere tutti i fotografi professionisti e appassionati degli anni ‘70 e ‘80, gli anni d’oro della fotografia. Con molti di essi ha instaurato rapporti molto produttivi per una crescita professionale.
Oggi, dichiara di sentirsi un po’ come il passeggero di un treno che corre molto velocemente e dal proprio finestrino cerca di carpire momenti e immagini con la stessa curiosità di quel bambino che è stato, ma che forse è ancora.



domenica 24 febbraio 2008

2006 - Sguardi d'autore

Autori correlati:
Annalisa Achenza, Gianni Atzeni, Maria Caboni, Paola Cao, Anna Maria Caracciolo, Danilo Caria, Giulia Casula, Attilio Della Maria, Maria Luisa Delzotto, Chiara Demelio, Marta Fontana, Caterina Lai, Dionigi Losengo, Lalla Lussu, Marina Madeddu, Susanna Manca, Italo Medda, Maria Grazia Medda, Sebastiana Mesina, Mirella Mibelli, Efisio Niolu, Paolo Ollano, Orrù & Pacchiarotti, Primo Pantoli, Igino Panzino, Giuseppe Pettinau, Anna Maria Pillosu, Gianfranco Pintus, Marilena Pitturru, Rosanna Rossi, Maria Spissu Nilson, Gemma Tardini, Beppe Vargiu


Maritain, filosofo, grande pensatore che tra i vari prestigiosi incarichi ebbe anche quello di insegnante di filosofia morale a Princenton, ha scritto che la gratitudine è la più squisita forma di cortesia e su quest'ultima, la cortesia, numerosi scrittori e studiosi hanno detto la loro. Cortesia, gratitudine e l'ansia di confrontarsi sempre sono alla base di questa mostra “Sguardi d'autore” che vede oltre tranta artisti simpaticamente ringraziare Italo Medda e Gianni Atzeni (e la G28 che essi rappresentano) delle attenzioni che questi ultimo hanno sempre prestato all'arte e agli artisti. Sono numerosissimi infatti i seminari, gli incontri, i dibattiti, le mostre e le pubblicazioni che la G28 ha dedicato disinteressatamente agli artisti, non solo della Sardegna, ed a temi d'arte in generale. Un'idea partita da Gemma Tardini che ha organizzato questa prima interessante collettiva di inizio autunno, collettiva che può offrire, al di là della cortesia e della gratitudine, uno spaccato interessante sullo stato della ricerca dei tanto artisti che hanno aderito all'invito. Concretisti, informali, neoespressionisti, neofigurativi, concettuali, citazionisti, e tutto un tumultuoso muoversi nelle varie correnti dell'arte contemporanea, come è giusto fare, fanno della mostra un momento di importante riflessione. Il tutto in due stanze piene di antico charme, ormai entrate nella storia dell'arte locale, sempre generosamente messe a disposizione da Assunta Pittaluga, che spesso ama arricchire le mostre e le manifestazioni con piccoli raffinato cammei di danza e happenings.
Un raro incontrarsi di sensibilità che offre agli appassionati e collezionisti una occasione non comune di acquisire opere uniche anche nelle quotazioni.
Testo di Maria SPISSU NILSON

2006 - Dieci anni di attivita G28Gallery

Artisti correlati:
Adelaide Lussu, Angelo Liberati, Anna Boschi, Annalisa Achenza, Annamaria Caracciolo, Attilio Della Maria, Beppe Vargiu, Carla Mura, Carla Orrù, Caterina Lai, Dionigi Losengo, Efisio Niolu, Ermanno Leinardi, Gemma Tardini, Gianfranco Pintus, Gianni Atzeni, Giuseppe Pettinau, Igino Panzino, Italo Medda, Lidia Pacchiarotti, Maria Caboni, Maria Grazia Medda, Maria Luisa Delzotto, Maria Spissu Nilson, Marilena Pitturru, Marina Madeddu, Marta Fontana, Mauro Mulas, Rosalba Mura, Rosanna Rossi, Susanna Manca

Concepita come spazio per artisti, ma anche come luogo dedicato all’incontro e alla discussione, la galleria G28 prosegue i suoi scopi iniziali tutti orientati a favorire la circolazione delle idee e delle esperienze. In questa cornice si inquadrano tutte le manifestazioni fino ad oggi programmate, comprese quelle di approfondimento teorico ospitate nello spazio polivalente “Il Ridotto”, con conferenze, presentazioni di libri, recital di poesia, incontri musicali, grazie anche alla preziosa collaborazione di intellettuali, scrittori, artisti, musicisti fra i più rappresentativi del nostro territorio e non solo. Oggi la G28 compie dieci anni che vogliamo ricordare con una esposizione di opere di artisti che con assiduità hanno partecipato all’attività della galleria e con un catalogo che raccoglie testimonianze di autorevoli esponenti del mondo della nostra cultura artistica.
Opere di: Ermanno Leinardi, Gianfranco Pintus, Rosanna Rossi, Attilio Della Maria, Efisio Niolu, Anna Boschi, Annalisa Achenza, Marta Fontana, Marina Madeddu, Caterina Lai, Susanna Manca, Mauro Mulas, Carla Mura, Maria Luisa Delzotto, Beppe Vargiu, Giuseppe Pettinau, Adelaide Lussu, Dionigi Losengo, Marilena Pitturru, Rosalba Mura, Maria Spissu Nilson, Maria Grazia Medda, Maria Caboni, Carla Orrù/Lidia Pacchiarotti, Annamaria Caracciolo, Angelo Liberati, Gemma Tardini, Igino Panzino, Italo Medda, Gianni Atzeni.
In catalogo scritti di Tonino Casula, Giorgia Atzeni, Francesca Angela Zaru, Alessandra Menesini, Mauro Manunza, Raffaella Venturi, Maria Spissu Nilson, Maria Dolores Picciau, Salvatore Melis, Placido Cherchi, Italo Medda

2005 - Per filo e per segno

Gli artisti correlati:

Classica e millenaria tecnica dell’arazzo, il cui nome deriva dalla città francese Arras, è una tra le più delicate e meticolose che si conoscano. Gli artisti in mostra, proficui sperimentatori e memori dell’eredità trasmessaci dalla tradizione tessile dell’artigianato artistico sardo, scelgono di portare avanti un discorso analogo a quello dei “peintres cartonniers” capovolgendo, in parte, le nostre aspettative.Possiamo chiamare le opere di Gianni Atzeni, Italo Medda e Carla Mura - a confronto nelle sale espositive della Galleria G28 dal 19 marzo - arazzi, o “tappeti da parete”, perché in fondo nascono per arredare aree parietali. Perché in fondo il loro gioco è quello del decorare, dell’adornare un ambiente, di impreziosirlo portando l’arte oltre il confine della cornice, ad invadere lo spazio della vita.Gianni Atzeni con i suoi “Arazzi stampati” si riallaccia, se vogliamo, all'idea della pittura su pannelli di carta per l'arredamento di interni. Fino alla diffusione delle macchine industriali, infatti, tessuti e carta venivano decorati a mano, o stampati per mezzo di rulli artigianali di pregevole manifattura. E se l'arazzo è, in un certo senso, il più diretto antenato della carta da parati, Atzeni riesce a mettere in relazione le tecniche di stampa (poiché il “suo primo amore” è l’incisione) con quelle della tessitura.Gli arazzi di Italo Medda sono invece realizzati con strisce di carta tagliate e piegate in varie fogge e incollate su un supporto anch’esso di carta, anche in questo caso senza alcun intervento pittorico, e combinate in varie declinazioni e con soluzioni che solo in qualche caso sembrano rimandare a esempi di creazioni tradizionali: le composizioni sono necessariamente “suggerite” dalla particolare tipologia delle carte, sempre di uso comune come, per esempio, la carta da imballaggio o quella da regalo. Negli “intrecci” di Carla Mura il nero e il bianco hanno valore totale, abitano estensioni senza confini, profonde, dove il tempo sembra arrestarsi.I fili bianchi e neri che le sue dita pazienti “tessono” sulle superfici butterate di scaglie di pietra o di legni segnati dalle rughe del tempo, ma anche sui piani levigati e trasparenti di algida produzione industriale, si intrecciano e si avviluppano lungo i percorsi della mente: colori dal forte significato simbolico. La sfida è lanciata per l’abbattimento di una convinzione oramai superata, e cioè che possa chiamarsi arazzo solo un'opera tessile monumentale a contenuto narrativo; sulla scia di attempate opinioni critiche, che esclusero la possibilità di considerare «veri arazzi» persino i lavori tratti da dipinti non figurativi, si riapre, dunque, il dibattito delle cosiddette “arti applicate”, oggi di nuovo degne di essere pienamente inserite nella cultura del nostro tempo e in sintonia con le forme contemporanee dell'architettura.
Testo di Giorgia ATZENI - www.giorgiatzeni.com

2004 - Esercizi di ammirazione

2004 - Paesaggi

Artisti correlati:
Maria Caboni, Carlo Crasto, Anna Maria Caracciolo, Nicola Dell’Ova, Guglielmo Massidda, Maria Grazia Medda, Enrico Troja, Beppe Vargiu, Carlo Uda.
Continua alla G28 di Cagliari, con la mostra “Paesaggi”, la ricognizione sui pittori isolani delle ultime generazioni. Dopo la mostra “Dialettica degli opposti”, che poneva l’accento sulle eredità linguistiche direttamente discendenti da quelle avanguardie che avevano “messo al bando” la tradizione classico-romantica, con undici pittori che si confrontavano tutti sul piano della “astrazione aniconica”, o di tipo razionalistico-quantitativa o di tipo qualitativo-informale, il panorama si apre ora ad altre “visioni”, dove, accanto a costruzioni che ancora propongono esiti astratto-aniconici, troviamo presenze che raccontano, proprio attraverso il persistere dell’immagine, la loro visione del mondo.
Un panorama ampio quindi, che passa attraverso i lavori di Maria Caboni, Annamaria Caracciolo, Antonello Casu, Giannetto Casula, Carlo Crasto, Nicola Dell’Ova, Guglielmo Massidda, M. Grazia Medda, Enrico Troja, Beppe Vargiu, Carlo Uda.
Attenzione però. Non inganni il sapore naturalistico del termine: l’accezione di “paesaggi”, su cui si è voluto insistere, oltrepassa di molto il quadro dei rimandi ai quali le “abitudini” culturali, immediatamente, potrebbero far pensare. Qui sono paesaggi dell’anima e della mente, microcosmi di sensi che si definiscono nell’abitare e nell’essere abitati. Immagini, pensieri, paesaggi, appunto, edificati dai colori dell’immaginario, dalla fatica dell’ esistere, da raffinate elaborazioni della mente, dalle tensioni dell’utopia, o sospesi sulla rete leggera della memoria.
O, altrimenti, spazi dilatati, “smemorati” dalla ruggine del tempo, dove ancora abitano frammenti di ricordi, disseminati lungo i percorsi tortuosi del vivere, o custoditi nelle gelose segrete della nostalgia.
“Paesaggi” come rappresentazioni mentali, per dirla con Magritte: “paesaggi” fuori di noi, “paesaggi” di ciò che è sperimentato all’interno del nostro essere, oltre i vetri delle nostre percezioni mentali.
Non a caso Antonello Zanda, nel catalogo della mostra, parla di “orizzonte dello sguardo”. Dove, attenzione, lo sguardo “non è l’occhio, ma il soggetto sinestetico del vedere che sente e del sentire che vede. Non un corpo psicologico, ma una sintesi che supera il mondo fisico: una prospettiva prefigurante il medesimo atto prospettico”.
Un orizzonte oltrepassato nella sua linea di confine dallo sguardo che squarcia, dallo sguardo che esplora, lungo i percorsi del prima e del poi. Dilatato. E in continuo divenire.
“Il paesaggio – conclude Antonello Zanda – si presenta come inter/vista della temporalità: visibile autocosciente che risulta dall’effetto moltiplicante e mutante dell’osservazione. Il piano “pittorico” non rappresenta mai la realtà perché il visibile si mostra trasfigurato e metamorfizzato dal tempo come autocoscienza (natura culturante e cultura naturante). Ecco allora che il paesaggio (si) trans/forma perché se è vero che poeticamente l’ uomo abita questa terra, l’identità traspare nella poesia come forma del trasformarsi”.
Anche per questo appuntamento la felice idea di proporre un’ invenzione coreutica, “Improvvisazione astratta/2” che, su un’ idea di Assunta Pittaluga, è stata realizzata in modo efficace e con intensità dalle danzatrici Michela Mua e Roberta Sanniu.
Testo di Italo MEDDA

2003 - Dialettica degli opposti

Artisti correlati:
Così come non esiste una fisionomia univoca del centro, allo stesso modo è impossibile parlare di una periferia orientata in senso unidirezionale: il dialogo fra il centro e le periferie non si articola solo secondo le logiche dei confronti monolitici di tipo frontale, che tanto hanno caratterizzato momenti significativi della cultura figurativa del ‘900; si sfrangia anche nel gioco frazionato delle differenze interne che tolgono compattezza ai rispettivi poli.
Non esiste, cioè, un dialogo canalizzabile lungo alvei dai limiti definiti: esistono piuttosto soluzioni di intreccio, di groviglio, di by-pass multipli, di dinamiche in andata e in ritorno: esistono geografie che hanno sconvolto ormai la nozione stessa di centro e di periferia: tutto si decide in una dialettica spiraliforme di rapporti dialogici corali in cui solo alcuni paradigmi consacrati possono porsi come reincarnazione di un centro che riverbera di sé altri universi in ascolto.
Qui alcune antiche opposizioni si ripropongono con la forza tensionale di una volta e gli orizzonti degli universi in ascolto inseguono le loro ricerche di tendenza senza perdere di vista i rispettivi paradigmi.
Accanto al ventaglio delle poetiche funzionalistiche, coesiste il ventaglio delle poetiche orientate in senso opposto, ma il momento dialogico della dialettica è forse più importante del momento oppositivo implicito nella stessa.
Questo confronto è concepito quindi come una serie di attraversamenti multipli, rapporti di sottili equilibri fra differenti posizioni, che oltrepassano quelle polarità egemoniche che hanno scandito i tempi e ritagliato gli spazi della recente storia dell’arte moderna.
Non di “subtopia” si tratta però, ovvero di quella degradazione dei luoghi, di quello spaesamento o perdita di senso e di orizzonte che, in relazione alle problematiche ambientali, tende ad annullare, in un unico grottesco scenario, diversità e individualità, ma di felici e ricercati momenti dialogici che, per indicibile segreti sentieri, si incontrano in quel punto “oltre” che interessa l”inconciliabile congiunzione degli opposti.
Nel panorama isolano, e non solo, la vivacità di questa coesistenza è segno di ricchezza e pensiero in movimento.
Documentarla in una rassegna di confronti aiuta a farci un’idea delle coordinate culturali che si riverberano nel nostro mondo.
Questo il senso della mostra che si è svolta in novembre alla G28 di Cagliari con la partecipazione degli artisti Annalisa Achenza, Anna Boschi, Marisa Delzotto, Dionigi Losengo, Marina Madeddu, Gianni Maesano, Efisio Niolu, Paolo Ollano, Nico Orunesu, Marilena Pitturru, Maria Spissu Nilson. In occasione della mostra anche un breve intervento danzato, Improvvisazione, da un’idea di Assunta Pittaluga, con Miriam Ledda e Gloria Sanna.
Testo di Italo MEDDA